Articolo tratto da un podcast di 4 puntate che trovi su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast & SoundCloud.

Avevo due anni quando ho messo piede per la prima volta in una chiesa evangelica. Come dice un mio caro amico: “sono cresciuto e pasciuto nella chiesa”. 

Il dibattito su come vestirsi è stato sempre al centro di tante discussioni, insegnamenti e purtroppo litigi.

La questione veniva rilegata spesso ad una serie di regole per quanto riguarda i centimetri, alcune tipologie di abbigliamento, trucco ecc. Le regole poi erano lunghissime per le donne e giusto 2-3 per gli uomini… cosa che mi dava un po’ fastidio sinceramente parlando anche con le mie amiche. 

La parola modestia, a volte diventava, specialmente per i figli dei credenti che non avevano ancora fatto un’esperienza di nuova nascita, una parolaccia, una forma di legalismo estremo, un disturbo e scocciatura. 

SOLO DONNE?

Negli ambienti ecclesiastici, le discussioni sulla modestia si concentrano spesso solo sull’abbigliamento femminile… che grande errore. Molti insegnanti sottolineano che gli uomini sono visivamente stimolati (per tanti è così). Alle donne viene detto che se si vestono in modo eccessivamente sensuale, possono indurre i loro amici (maschi) a peccare e quindi essere una pietra di inciampo.

La questione della modestia è così spesso ridotta a tipologie di vestiti da non indossare per aiutare gli uomini a evitare la tentazione: Quanto corto è troppo corto? Quanto stretto è troppo stretto? Quanto trasparente è troppo trasparente? Quanta pelle è troppa pelle?

Durante i campeggi, le conferenze (specialmente con le altre chiese) ecc., si creavano veri e proprio (autoproclamati) “gruppi di giudici” dell’abbigliamento che controllavano di nascosto cosa indossavano gli altri. Spesso erano proprio ragazze contro ragazze e diventano le peggiori e spietate critiche. 

LA MIA ESPERIENZA

Personalmente, chi mi conosce lo sa, ho poco a che fare con la moda, il ben vestirsi ecc. La mia priorità è sempre stata “voglio stare comodo e coprirmi”. Se mi avete visto vestire ben qualche volta, è grazie a mia moglie che mi ha fatto qualche regalo oppure mi ha scelto qualcosa in una negozio. 

Comunque riconosco che molti intorno a me sono molto più attenti a certe cose e quindi mi sono confrontato con alcuni di loro e letto diverse cose per affrontare al meglio la questione. Spero di trasferire sempre un cuore compassionevole ma senza diluire la verità della parola di Dio che per me ha la suprema autorità su ogni tipo di opinione. 

Mi sembra che l’enfasi sulle cose da indossare o no manchi di un punto cruciale. La modestia ha molto più a che fare con la condizione dei nostri cuori che con la scelta del nostro guardaroba.

REGOLE ANCHE CON BUONE INTENZIONI

Voglio partire da un verso molto importante: Colossesi 2:20-23 (NTVi)

Voi siete morti con Cristo ed egli vi ha liberati dalle potenze spirituali di questo mondo. Perché mai allora continuate a seguire le regole del mondo, quali: “Non maneggerai questo! Non assaggiare quello! Non toccare quest’altro!”? Tali regole sono meri insegnamenti umani relativi a cose destinate a deteriorasi con l’uso. Esse possono sembrare sagge, visto che esigono molta devozione, una diligente rinuncia a sé e una rigida disciplina corporale. Ma non aiutano minimamente la persona a vincere i propri desideri malvagi.

In questi versetti vediamo la cruda verità: amiamo le regole, amiamo stabilire regole e amiamo infrangere le regole.

Paolo scrisse questa lettera ai cristiani, persone che volevano onorare Dio e per farlo avevano creato una serie di regole su diverse cose. Il loro intento era giusto ma Paolo deve correggere alcune cose. Non toccare, non assaggiare, non maneggiare… sicuri che le regole li avrebbero protetti dal peccato?.

Questo è esattamente ciò che fecero i farisei (esperti di regole e leggi). Volevano osservare i Dieci Comandamenti così hanno creato centinaia di altre regolamentazioni per essere sicuri di osservare le dieci.

Paolo vede lo stesso problema nella chiesa di Colosse e capisce che mentre le regole possono essere state ben intenzionate, in realtà erano pericolose. Dice alla chiesa che mentre regole come queste hanno un’apparenza spirituale, in realtà non hanno alcun valore quando si tratta della cosa più importante: rivolgersi al cuore. 

Potresti seguire ogni regola alla perfezione ma essere totalmente schiavo deI desideri malvagi. Paolo lo sapeva perché era stato fariseo. Ma poi ha incontrato Gesù e subito ha capito che le regole non lo avevano aiutato ma lo avevano ostacolato, non avevano portato la libertà ma la prigionia.

E questo è ciò in cui si trasformano così tante discussioni sulla modestia. «La gonna così alta. Il jeans solo questi modelli selezionati. Questo colore evitalo ecc.”. Partono da un buon desiderio ma ben presto diventiamo prigionieri delle regole; le regole diventano la nostra salvezza e la nostra santificazione. 

Ovviamente non tutte le regole sono sbagliate. C’è tempo e un luogo per parlare di abbigliamento anche nel modo specifico, ma tutto deve iniziare dal cuore del Vangelo.

Paolo scrisse una soluzione migliore delle regole. Andò dritto al Vangelo. Se volevano vivere una vita santa, avrebbero dovuto farlo mediante e attraverso il vangelo di Gesù Cristo. Questo ci dice che prima ancora di pensare ai limiti e alle regole, dobbiamo pensare al vangelo e alla libertà che porta. Il Vangelo ci libera dal pensare che obbedire alle regole ci salverà. Ci libera dal pensare che le regole fermeranno effettivamente il comportamento che Dio non gradisce o motiverà il comportamento che Dio ama. 

Il Vangelo ci rendi liberi di mettere da parte la nostra libertà e desideri per amare Cristo e gli altri.

La modestia non riguarda solo l’abbigliamento ma sopratutto il cuore. Potresti vestirti modesto/a secondo alcuni canoni ma allo stesso modo peccare perché forse lo stai facendo per far vedere agli altri quanto sei modesto/a. 

Potresti vestirti “super coperto/a”, ma giudicare tutto e tutti ponendoti sempre al di sopra di tutti. Grande orgoglio e grande presunzione.

Potresti vestirti immodesta e comunque non peccare perché forse nella tua crescita e cultura familiare certe cose erano normali ma adesso con l’aiuto dello Spirito Santo stai cercando di capire e cambiare a piccoli passi. 

Un abbigliamento modesto non è garanzia di salute o maturità spirituale così come un abbigliamento immodesto non è garanzia di peccato o carnalità. La modestia è una questione di cuore prima che di abbigliamento, e quel cuore è sia complicato che ingannevole.

LA MODESTIA: CUORE, CULTURA E SITUAZIONI

Abbiamo parlato del cuore (daremo enfasi ancora più avanti) ma bisogna anche parlare della cultura e situazioni in cui viviamo. Quello che è modesto in alcune culture non lo è in altre. Quando viaggio in centro o sud America, anche all’interno delle chiese, esiste un’etica molto diversa dalla nostra in alcuni aspetti. Quello che in Italia è modesto potrebbe essere un grande scandalo in alcune realtà messicane per esempio.

Le situazioni, i contesti anche determinano molto il discorso che stiamo provando a fare. Una cosa è vestirti per andare al mare e una cosa è vestirsi per una conferenza, culto ecc. Certo non dovremmo essere ipocriti ma è chiaro che alcuni ambienti richiedono una tipologia di abbigliamento diverso rispetto ad altri. Quando ho presentato il mio secondo libro al Senato sotto invito di un senatore, mi è stato richiesto (obbligatoriamente) di vestire con camicia, giacca e cravatta (cosa molto rara per me). L’ambiente richiedeva una determinata scelta di vestiti. Non sono stato ipocrita in quel momento, stavo solo seguendo l’etica del posto.

Quindi non sono contrario per se a delle regole di etica (non parliamo di dottrina) che alcuni luoghi di culto possono avere ma bisogna sempre ricordare che le regole non cambiano il cuore, che bisogna avere compassione e comprensione verso chi non ha ancora cambiato il cuore e che le persone sono molto più importanti delle regole. LE PERSONE SONO MOLTO PIÙ IMPORTANTI DELLE REGOLE! 

ATTENZIONE ALL’ATTENZIONE

Tim Challies definisce la modestia come: una virtù che mostra amore agli altri e porta gloria a Dio.

Attraverso il nostro abbigliamento possiamo attirare l’attenzione su noi stessi o possiamo attirare l’attenzione su Dio. Il cuore della modestia è vestirsi in modo tale da mostrare amore agli altri e portare gloria a Dio. Il cuore dell’immodestia è vestirsi in modo tale da mostrare amor egoistico e rivendicare il glamour per se stessi. L’immodestia è voler essere notati dagli altri ed essere disposti a fare qualsiasi cosa per farlo accadere.

Consideriamo un altro importante passaggio di Scrittura: 1 Pietro 3:1-4 (NTVi)

Allo stesso modo, voi mogli accettate l’autorità dei vostri mariti; così, anche se alcuni di loro rifiutano di ubbidire alla Parola, le vostre vite devote saranno eloquenti, senza bisogno di parole. Essi così saranno convinti nel vedere le vostre vite integre e rispettose. Non siate troppo preoccupate della bellezza esteriore: acconciature stravaganti, gioielli preziosi e abiti raffinati. Curate piuttosto la bellezza interiore, quella che non sfiorisce, la bellezza di uno spirito dolce e mite, che ha gran valore davanti a Dio.

Pietro parla a donne sposate che hanno mariti “non-cristiani”. L’apostolo comprende le sfide che devono affrontare il tal senso. 

Pietro, infatti, sottolinea il bisogno che tutti abbiamo (uomini e donne) di farci notare. Quando ci vestiamo in modo da farci notare, non siamo modesti. Quando vogliamo essere ricordati per la nostra bellezza, i nostri vestiti… quello che è esteriore… allora rientriamo nella riprensione di Pietro.

Dobbiamo capire cosa Pietro NON sta dicendo qui. Non sta dicendo a queste donne “non andate dal parrucchiere e non indossate gioielli d’oro”. Quello che sta dicendo loro è che devono guardarsi dal lasciare che la loro bellezza sia esterna. Sta dicendo che la vera bellezza non è attraverso una pettinatura stravagante, gioielli preziosi o abiti firmati. Queste non dovrebbero essere le cose per cui vogliono essere conosciute e ricordate (Pietro scrive alle donne ma questo vale per tutti).

Dio ci ha creati in modo che apprezziamo la bellezza e vogliamo mostrarla.

Pietro riconosce che queste donne hanno il desiderio di mostrare la bellezza. Questa è una buona cosa. Ma Pietro sa che queste donne dovranno affrontare la tentazione di voler essere conosciute e ricordate per uno specifico tipo di bellezza. Saranno inclini a prendersi maggiormente cura del loro aspetto, dei loro capelli, dei loro vestiti e di altre cose esteriori. Quindi dice loro che questo tipo di bellezza esteriore non è la cosa più importante.

Ognuno di noi può essere tentato di attirare l’attenzione su di sé attraverso ciò che indossa. Immagina di incontrare qualcuno per la prima volta. Se avete solo pochi minuti insieme, come volete che quella persona si ricordi di voi? 

Alcune persone vogliono essere conosciute e ricordate come belle. Vogliono essere riconosciuti per quella tipologia di brand che indossano o stile che rappresentano. A un certo livello, ognuno di noi può affrontare questa tentazione di voler essere conosciuto, ricordato e rispettato per le cose esteriori. E se cediamo a questa tentazione, inizieremo presto ad agire di conseguenza.

IDENTITÀ

La modestia, o la sua mancanza, rivela dove abbiamo collocato la nostra identità. Le donne ricche del mondo antico dichiaravano con arroganza il loro status elevato, il loro valore, la loro identità con costosi fronzoli. Possiamo fare lo stesso errore oggi?

Viviamo in una società dipendente dall’identità basata sull’apparenza. Ci sforziamo di mettere in mostra i nostri gusti e i nostri acquisti in modo che gli altri ci possano riconoscere. I social media sono spesso il megafono che usiamo per vantarci della nostra intelligenza, corpo, sessualità, cultura, politica, sport, relazioni, famiglia, insicurezze, esperienze e beni.

I cristiani sono chiamati a valorizzare Cristo, a farne la loro identità.

DIO DEVE ESSERE “NOTATO” IN NOI

La persona modesta vuole che Dio emerga dalla sua vita. In altre parole che Dio sia “notato”  e glorificato sempre. 

La modestia impedisce alle persone di essere distratte da questioni di minore importanza e invece consente loro di apprezzare l’opera dello Spirito Santo nella propria vita. Quest’opera punta a chi sta operando (Dio) e non a noi.

Pietro usa la parola “gran valore” riferendosi alla bellezza interiore in netto contrato con il gran valore invece che spesso diamo a quello che è esteriore: vestiti, taglio di capelli, auto, case ecc.

Bisogna imparare a vedere con lo sguardo di Dio che apprezza la bellezza esteriore ma ancora di più quella interiore. Non c’è niente che Dio apprezzi di più del carattere mite, i Suoi attributi mostrati nella vita del suo popolo. Questa è la vera bellezza. Questo è veramente attraente.

Noi giudichiamo l’esteriore ma Dio guarda al cuore, quello che è nascosto e che si dimostra nell’autenticità della vita e non nelle cose apparenti o su Instagram e TikTok.

Ci sono due avvertimenti precisi. Il primo è che queste cose che sembrano così attraenti potrebbero in realtà essere brutte. La bellezza senza Dio è bruttezza. Dio non è impressionato dai bei vestiti che mascherano un cuore malvagio. La bellezza migliore, più vera e più rara scaturisce dal carattere di Cristo che si forma in noi. Siamo così facilmente distratti e ingannati, ma Dio no.

Il secondo avvertimento è che queste qualità che sembrano così attraenti sono solo temporanee. Una donna può essere assolutamente sbalorditiva in questo momento, ma basta un brutto incidente o una malattia per sradicare tutto. E anche se evita incidenti e malattie, non sfuggirà alla lenta marcia del tempo che inevitabilmente fa decadere la bellezza esteriore. Un uomo può essere noto per il suo stile, ma un crollo del mercato azionario o un ridimensionamento al lavoro e potrebbe fare acquisti al negozio dell’usato. Cosa gli sarà rimasto in quel giorno?

La bellezza esteriore non è sbagliata, il curarsi esteticamente non è sbagliato, ma sono cose temporanee. Inevitabilmente svaniranno e scompariranno. Ma la bellezza interiore dura attraverso le prove, le circostanze, la vecchiaia. La bellezza interiore è eterna.

Una cosa è prendersi cura di sé stessi, altra cosa è esasperare il tutto per farsi notare.

Ecco una domanda pertinente per tutti noi: in fin dei conti, vuoi essere notato? O vuoi che Dio-in-te sia notato? Questa è una differenza cruciale tra modestia e immodestia. Una vuole essere notata. L’altra vuole che Dio venga notato.

IL VANGELO PREDICATO

Dobbiamo stare attenti però a non far dire a Pietro più di quello che intende. Nessuno diventerà cristiano semplicemente perché ti vesti con modestia. Quello che l’apostolo specifica è che queste donne (ma anche gli uomini) possono integrare o contraddire il messaggio che annunciano con il modo in cui si comportano e il modo in cui si vestono.

Se predichi il Vangelo mentre indossi un vestito che attira lo sguardo su di te, stai inviando messaggi contrastanti. Dici una cosa ma dai prova di un’altra. Con le tue parole dici: “Guarda Cristo” mentre con i tuoi vestiti dici: “Guardami!” Se vai a condividere il Vangelo in una nazione poverissima mentre indossi un outfit da cinquemila euro, stai dicendo una cosa ma ne mostri un’altra. I tuoi vestiti contraddicono il messaggio. Vestirsi con modestia ti spinge dietro le quinte e spinge il messaggio del Vangelo in primo piano.

Non è un peccato sentirsi belli e curare l’aspetto fisico. Assolutamente NO! Tuttavia, è un peccato vestirsi in modo tale da attirare deliberatamente l’attenzione su di sé invece che su Dio.

RIPETO, l’abbigliamento è importante perché può contraddire o integrare il Vangelo che proclamiamo.

FACCIAMO UNA LISTA… MA ANCHE NO!

Non ho intenzione di darti una lista  su come vestirsi con modestia. Impossibile! Non sarebbe possibile creare un elenco che tenga conto di tutte le situazioni, tutte le culture, tutte le persone. Ciascuno di noi deve considerare come portare gloria a Dio attraverso gli abiti che indossa. Ciascuno di noi deve considerare come vestirsi in modo tale da non contraddire o sminuire il messaggio che annuncia.

Puoi vestirti in modo che la gente non veda niente di Gesù e tutto di te. Potrebbero vedere il tuo corpo e vedere il tuo stile, ma Gesù manca del tutto. Oppure puoi vestirti in modo tale che i tuoi vestiti corrispondano al tuo messaggio, che le persone vedano Cristo in te. Bellezza esteriore e interiore.

La prossima volta che indossi o compri qualcosa chiediti:

  • Indosso questo vestito per veicolare l’attenzione su di me?
  • Questo vestito contraddice il messaggio del Vangelo di Cristo?
  • Questo vestito rende di Dio noto o il mio corpo, o la mia persona?

IL VERSO PIÙ USATO

1 Timoteo 2:9-10 (NTVi)

E voglio che le donne abbiano un aspetto sobrio (modesto). Vestano abiti decorosi e appropriati, e non cerchino l’attenzione con le acconciature o indossando ori, perle o abiti lussuosi. Le donne, infatti, che dichiarano di essere devote a Dio siano attraenti per le buone opere che compiono.

Alcune delle donne ricche della chiesa di Efeso si vestivano in modo inappropriato.

Paolo incoraggia queste donne a vestirsi in modo consono al loro carattere cristiano. Usa tre parole greche per aiutarli a capire cosa implica vestirsi secondo Dio. La loro scelta di abbigliamento doveva essere kosmios, aidos e sophrosune: rispettabile, modesto e autocontrollato.

Solo pochi versetti dopo aver istruito le donne di Efeso, Paolo istruisce gli anziani (vescovi) a essere rispettabili e controllati (1 Timoteo 3:2). Il comportamento rispettabile e l’autocontrollo sono tratti che dovrebbero essere mostrati da tutti coloro che amano Cristo (Romani 13:13; Galati 5:23).

ADORAZIONE

Una forma della parola aidos (modesto) in 1 Timoteo 2:9 si trova anche in alcuni manoscritti di Ebrei 12:28b: “siamo riconoscenti a Dio e rendiamogli un culto a lui gradito, con sacro timore e rispetto”. Ma altri manoscritti qui usano deous invece di aidous, e la maggior parte degli studiosi considera la lettura originale. Quindi i traduttori rendono la parola “sacro timore” o “riverenza” anziché “modestia”.

Tuttavia, questo uso di aidos suggerisce che l’idea di modestia e l’idea di riverenza sono intrecciate. Dobbiamo adorare Dio con modestia. Cioè, con il dovuto rispetto e riguardo, e non con sfacciataggine, insolenza o egoismo e narcisismo.

Inoltre, questo uso suggerisce che i primi cristiani vedevano la modestia come un atteggiamento devoto che influenzava molto più del modo in cui una persona si vestiva. In effetti, tutto ciò che fa un credente dovrebbe scaturire da un comportamento bello e modesto.

Anche Paolo non da una lista di regole o standard. Non entra molto nello specifico delle cose ma ci offre tre qualifiche.

1. DIVENTARE

La parola greca kosmios significa che qualcosa sta diventando. La preoccupazione principale di Paolo è che il nostro abbigliamento diventi, congruo, adatto e coerente con il nostro carattere di figli di Dio.

Questa parola ci sfida a portare una prospettiva cosmica nelle nostre decisioni quotidiane. Secondo Paolo, le persone devote adottano un approccio completamente diverso nei confronti dell’abbigliamento rispetto a chi non conosce Gesù Cristo. Si vestono in modo consono al loro carattere cristiano.

Una persona devota è molto più interessata al suo aspetto spirituale che al suo aspetto fisico. La giustizia di Cristo è l’abito che indossa perché gli altri la vedano (Romani 13:14).

Il nostro abbigliamento esteriore è di secondaria importanza, ma non è irrilevante, poiché testimonia il nostro abbigliamento spirituale. 

Il desiderio di ogni essere umano è essere vestito di “gloria”. L’unica gloria che può veramente soddisfare e quando la gloria di Cristo ci riveste. Quando la sua “pelle” diventa la nostra. Se non abbiamo quello, troveremo altri palliativi per rivestirci. Tutte cose che sono gloria umana che svanisce ed è temporanea. 

Galati 3,26-27
Perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.

2. DECENTE O INDECENTE?

Come accennato in precedenza, aidos, la parola biblica per “modestia”, significa rispetto e considerazione appropriata.

Vestirsi modestamente significa innanzitutto non sfidare Dio. Scegliamo abiti che siano decenti ai suoi occhi, non abiti provocanti, seducenti e che supportano la nudità.

Decenza significa che siamo d’accordo con nostro Signore sul vero scopo dell’abbigliamento e umilmente mettiamo da parte il nostro interesse personale per vestirci in un modo che esalti Gesù.

3. MODERATO O ECCESSIVO?

Le donne e gli uomini devoti sono auto-controllati, nel loro comportamento e nel modo in cui si vestono. Frenano i loro impulsi ed evitano folli estremismi legati alla moda. Evitano di spendere cifre folli (ognuno secondo la propria disponibilità) o di riempire i loro armadi di quantità incontrollate di vestiti. Come nel caso di qualsiasi altra cosa facciano, le decisioni sull’abbigliamento sono governate da un santo senso di moderazione, semplicità e autocontrollo.

Noi siamo il tempio dello Spirito Santo. Il nostro corpo è l’abitazione di Dio. Non è qualcosa che non conta ma molto importante per Dio. Una persona il cui cuore è stato reso bello dalla santità si diletterà a vestirsi in modo che piaccia al suo Signore.

INSICUREZZA

Le persone che si vestono in modo immodesto di solito lo fanno per insicurezza. Accade molto spesso che le persone immodeste siano insicure e cerchino di fare una dichiarazione su come si presentano, sia per dimostrare che non gli importa come vengono percepite (in realtà gli importa… molto) o che vogliono solo essere percepite in generale… e adulate.

È molto probabile che una persona che corre in giro con una T-shirt da migliaia di euro speri di attirare alcuni sguardi e vuole che qualcuno la commenti.

Le persone che si vestono e si presentano con modestia di solito non traggono il loro senso di valore dal modo in cui vengono percepite. Questo non significa che sentano il bisogno di andare al mare con gonne lunghe fino alla sabbia. L’abbigliamento esteriore riflette uno stato interiore: mostra che il loro valore non è tratto dal loro aspetto esteriore.

È vero anche che molte persone sono insicure a causa del loro aspetto fisico. Molte persone sovrappeso o sottopeso hanno spesso rinunciato a prendersi cura di se stessi perché in fondo non credono di piacere a qualcuno. Si trascurano del tutto e non tanto per modestia o immodestia ma per grande insicurezza generale.

Queste persone quindi, a volte, hanno bisogno di una dose di sicurezza per riprendere in mano la loro vita e portare ad un cambiamento. Questo non significa diventare immodesti ma significa imparare ad apprezzare anche il proprio corpo e perché no migliorarlo nel limiti delle possibilità.

OLTRE IL LEGALISMO E IL PERMISSIVISMO

Quest’estate, il mondo lancerà le sue ultime e più grandi tendenze della moda. Alcuni cristiani prenderanno parto del gruppo dei giudici per determinare se gli altri stanno coprendo abbastanza pelle. Altri si ribelleranno contro ogni tentativo di frenare la libertà e di trasferire la responsabilità della purezza sessuale maschile sulle spalle delle donne.

Ma la Bibbia contrasta sia l’atteggiamento legalista che quello lassista. Ci sfida a rifiutare un approccio giudicante che misura la modestia dai centimetri piuttosto che dal cuore. Sfida anche noi, uomini e donne, ad abbracciare con gioia il concetto di modestia e a considerarla una virtù bella (piuttosto che restrittiva).

Vorrei chiudere con alcune domande di riflessioni per chi si identifica spesso in un gruppo rispetto ad un altro:

  • Le tue regole hanno cambiato il cuore?
  • Credi veramente che il tuo metro di misura sia quello biblico e universale?
  • Hai considerato l’importanza delle persone e della loro salvezza più che delle regole legate a tradizioni umane?
  • Le regole che stai imponendo con tanta forza sono frutto di una riflessione biblica o solo tradizione umana?
  • Stai sfidando un sistema vestendoti immodesto solo per provare a te stesso di essere ribelle a certi schemi?
  • Il tipo di abbigliamento immodesto che hai scelto serve solo per sfidare i tuoi genitori o credi veramente in quello che stai facendo?
  • Credi veramente che la chiesa sia un luogo dove non bisogna rispettare certi canoni come per andare in un museo, parlamento, tribunale ecc.?

Dio ci benedica,

Antonio Morra

Grazie agli scritti di Mary A. Kassian, Meggie Cotonethal, Tim Challies, John Piper e C. J. Mahaney che hanno ispirato molto di questo che hai letto.