DISCLAIMER

La Bibbia non fornisce indicazioni esplicite su questo argomento, pertanto le riflessioni che seguono rappresentano esclusivamente la mia interpretazione personale, basata sui principi biblici di modestia, immagine e valore. Non è mia intenzione persuadere alcuno ad adottare il mio punto di vista; piuttosto, auspico che questo podcast e articolo possa stimolare una profonda riflessione in tutti. L’articolo non copre tutte le questioni, ma quelle che per me sono più rilevanti per il discorso fatto.

NON GIUDICO

Se in passato hai deciso di sottoporsi a interventi di chirurgia estetica, voglio assicurarti che non è mia intenzione giudicarti o accusarti in alcun modo. Riconosco che non è sempre semplice esprimere le proprie convinzioni in modo delicato, ma spero che tu possa percepire la sincerità delle mie intenzioni.

IN SINTESI

Negli ultimi dieci anni, si è assistito a un marcato aumento delle persone che si affidano alla chirurgia plastica, fenomeno che ha guadagnato un’ampia accettazione, a volte senza sufficiente critica. La chirurgia plastica si divide in due rami principali: la chirurgia ricostruttiva, finalizzata al ripristino di forma e funzione di parti del corpo danneggiate, e la chirurgia estetica, che mira a migliorare l’aspetto di tessuti già sani per accrescere l’estetica e l’autostima personale.

Dal punto di vista biblico, non si può condannare completamente ogni intervento di chirurgia estetica. È fondamentale, però, che ci sia discernimento nelle nostre motivazioni quando si valuta la possibilità di sottoporsi a tali interventi. 

È importante interrogarsi sulla motivazione principale: se il desiderio è di migliorare l’autostima, è importante considerare che gli effetti a lungo termine della chirurgia estetica possono non essere sempre positivi. Il nostro valore intrinseco non dovrebbe basarsi sull’immagine esterna, ma sul valore che ci viene da Dio, che per noi ha sacrificato la sua vita.

È essenziale riflettere se il nostro obiettivo sia semplicemente normalizzare il nostro aspetto o se stiamo cercando di aderire a un ideale di perfezione per attirare maggiore attenzione. Inseguire un’estetica di perfezione può portarci lontano dai principi di modestia suggeriti dalla Bibbia (Ti consiglio di ascoltare i quattro episodi sulla modestia sul mio canale YouTube e Podcast).

Promuovere l’idea che il nostro corpo possa essere illimitatamente modificato tramite la chirurgia porta a una concezione distorta della nostra natura. La saggezza nel considerare questi interventi è cruciale, poiché riflette il nostro approccio al concetto di bellezza e al rispetto del corpo che ci è stato donato.

STATISTICHE

Nel 2021, nel mondo, sono stati eseguiti quasi 13 milioni di interventi di chirurgia estetica e circa 17,5 milioni di trattamenti non invasivi. L’incremento totale è del 19,3%. Dati della Società internazionale di Chirurgia Estetica.

Nel 2021 in Italia gli interventi di chirurgia estetica sono stati 283.668 e le procedure non invasive 385.116. Entrambi i dati sono in crescita rispetto al 2020. L’Italia occupa la nona posizione nella classifica mondiale.

L’intervento chirurgico estetico più eseguito nel 2021 è risultato essere la mastoplastica additiva (aumento del seno), seguita dalla blefaroplastica (chirurgia estetica delle palpebre) e dall’aumento delle labbra. Per quanto riguarda i trattamenti non invasivi, il podio è dominato dalle infiltrazioni di acido ialuronico, seguite dal botulino e dal peeling chimico.

Questa tendenza all’aumento riguarda anche i giovani e gli adolescenti. Il numero di interventi chirurgici estetici sui minori di diciotto anni è triplicato. È sempre più probabile conoscere personalmente qualcuno che ha optato per la chirurgia estetica.

L’ETICA DELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA

Nella visione cristiana, l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio, un principio che conferisce dignità e valore intrinseco ad ogni persona. Tuttavia, una delle conseguenze del peccato è l’esposizione dell’umanità a malattie e patologie. In risposta a questa realtà, la fede cristiana riconosce che Dio, nella sua misericordia, ha concesso agli esseri umani la capacità di interagire con il creato per limitare gli effetti del peccato, tra cui la sofferenza fisica.

In questo contesto, la medicina assume un ruolo fondamentale, mirando alla cura delle malattie e al sollievo dei disturbi per alleviare la sofferenza umana. Questo obiettivo vale per ogni ambito della cura, inclusa la chirurgia, che si manifesta in forme diverse a seconda delle necessità. 

La chirurgia ricostruttiva, in particolare, si propone di limitare direttamente le conseguenze di condizioni patologiche, malformazioni congenite o danni fisici. Il fine è il recupero della forma “primordiale” e/o della funzionalità dei tessuti danneggiati, rendendola una pratica moralmente valida.

Un esempio chiaro di questo approccio è il trattamento del cancro al seno, che spesso richiede la rimozione in parte o completa della mammella per sradicare il tessuto affetto da tumore. La successiva fase di ricostruzione non si limita solo a un fine estetico, ma punta a ristabilire la normalità e la funzionalità del corpo, simbolo di un ritorno alla salute. Pur riconoscendo l’importanza dell’aspetto estetico per il benessere psicologico del paziente, la priorità rimane il ripristino di uno stato di salute ottimale, riflettendo l’intento profondo della medicina di operare per il recupero della persona nella sua totalità.

L’ETICA DELLA CHIRURGIA ESTETICA

La chirurgia estetica si differenzia da quella ricostruttiva in quanto non si prefigge il recupero di funzionalità di tessuti danneggiati, ma mira a modificare aspetti di tessuti già sani. Questo campo ha storicamente generato dibattiti, essendo percepito da alcuni come un’alterazione non naturale del rapporto tra il corpo e l’identità personale.

Esistono diversi argomenti che sfidano l’idea di una condanna universale della chirurgia estetica. In primo luogo, non vi è una condanna esplicita nella Bibbia. Una questione che gli antichi non hanno discusso. Inoltre, pratiche volte al miglioramento estetico, come l’uso di cosmetici o la cura personale, non sono comunemente considerate eticamente problematiche. Pertanto, dovrebbe essere la libertà offerta da Cristo e il discernimento personale a guidare le nostre decisioni su questioni non direttamente proibite. Di conseguenza, credo che la chirurgia estetica non sia intrinsecamente immorale.

Nonostante ciò, il fatto che un atto non sia intrinsecamente immorale o proibito dalle Scritture non ne garantisce l’adeguatezza in ogni circostanza. La nostra propensione al peccato può portarci a percorrere vie motivate da intenti eticamente discutibili. Le motivazioni dietro la scelta della chirurgia estetica sono cruciali nel determinarne l’etica. È essenziale, quindi, riflettere attentamente sulle motivazioni e sul contesto che spingono verso tale scelta, valutando coscienziosamente l’etica della chirurgia estetica.

AUTOSTIMA E BISTURI

Un dibattito frequente riguardo la chirurgia plastica si concentra sulla sua capacità di potenziare l’autostima mediante modifiche fisiche. Una piattaforma web americana dedicata alla ricerca di chirurghi plastici illustra “cinque motivi per cui la chirurgia plastica può aumentare la felicità”, tra cui la riduzione dell’uso di antidepressivi e l’affermazione che migliorare il proprio aspetto può estendere la vita e rafforzare l’autostima. Ciò solleva una questione fondamentale: l’impatto della chirurgia estetica è più significativo sul fisico o sulla psiche?

Il professore Sander Gilman osserva un crescente ricorso alla chirurgia estetica rispetto alla psicoterapia per ottenere un “corpo ideale” e, di conseguenza, una “mente sana”. L’obiettivo dei chirurghi quindi si spinge verso la “felicità” del paziente psico-fisica.

L’aumento degli interventi di chirurgia estetica, in molti casi, non sembra corrispondere a un maggiore benessere personale. Studi indicano, ad esempio, che il tasso di suicidio tra le donne che hanno effettuato un aumento del seno può triplicare dopo dieci anni dall’operazione. Allo stesso modo, una rassegna del 2004 sugli esiti psicologici dei pazienti ha rivelato che coloro che cercavano nella chirurgia una fonte di felicità erano spesso i più insoddisfatti dei risultati, indipendentemente dal successo tecnico dell’intervento.

In alcuni casi, la chirurgia può persino accentuare il malessere iniziale, spingendo i pazienti verso un ciclo continuo di ulteriori operazioni nella vana speranza di “correggere” il proprio aspetto e, spesso, il proprio stato mentale. Questo fenomeno può essere aggravato da chirurghi pronti a “rimediare” a operazioni precedenti, creando un circolo vizioso di aspettative inappagabili e possibile dipendenza dalla chirurgia plastica.

La professoressa Virginia Blum nel suo libro The Culture of Cosmetic Surgery racconta la storia di Barbara, che ha subito numerosi interventi cercando di riconquistare la fedeltà del marito, vedendo nel chirurgo una figura salvifica capace di liberare la “principessa” da un corpo invecchiato. Questa tendenza ha mutato il rapporto medico-paziente in una dinamica dove il desiderio di felicità si traduce in richieste di modifiche estetiche spinte da situazioni incresciose e dolorose.

Melanie Berliet, una giovane donna di ventisette anni che ha lavorato come modella, ha voluto scoprire cosa le avrebbe consigliato un chirurgo plastico. Durante una consulenza sotto copertura, le è stato consigliato un intervento di liposuzione, aumento del seno, rinoplastica riduttiva, iniezioni di Botox sulla fronte ecc., per un costo totale proposto di 33.000 dollari. Berliet ammette: “A quel punto, la mia autostima era talmente compromessa che, se avessi avuto i soldi immediatamente, dubito seriamente che avrei potuto rifiutare”.

Questi esempi evidenziano come, in alcuni casi, la chirurgia plastica possa non solo fallire nel garantire la felicità promessa ma anche provocare nuove e più profonde insoddisfazioni.

LA VERA IMMAGINE

Riflettendo sulla chirurgia estetica alla luce della Bibbia, diventa evidente che l’autostima non dovrebbe essere ancorata principalmente all’aspetto esteriore. L’unicità e il valore di ogni individuo risiedono nella creazione a immagine e somiglianza di Dio, attribuendo a ciascuno un valore intrinseco che trascende le caratteristiche fisiche. Come ricorda 1 Samuele 16:7, “l’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore”, sottolineando che il nostro vero valore è valutato da ciò che siamo interiormente, non dall’estetica esteriore.

Nella nostra società, dove l’ideale di bellezza è spesso irraggiungibile, molti possono sentirsi inadeguati, sia a causa di condizioni disfiguranti sia semplicemente perché non si conformano agli standard culturali. Sebbene un intervento chirurgico possa offrire un miglioramento temporaneo dell’autostima, è essenziale riconoscere che la felicità e il valore personale non dovrebbero dipendere dall’aspetto fisico. La pressione sociale che promuove la chirurgia estetica come via verso l’accettazione riflette una visione errata del valore umano, basata prevalentemente sull’estetica.

Tuttavia, aspirare alla bellezza e prendersi cura del proprio corpo non è di per sé sbagliato. Valorizzare il proprio aspetto con abiti che ci fanno sentire bene o mantenendosi in forma attraverso l’esercizio fisico sono pratiche positive che rispettano il dono del corpo. Non si tratta di trascurare se stessi o di enfatizzare inutilmente i propri difetti, ma di evitare che la nostra immagine esteriore diventi la misura principale del nostro valore.

Se la decisione di ricorrere a un cambiamento chirurgico deriva dal desiderio di aumentare il proprio valore percepito, si rischia di cercare conferma in un’immagine distorta. La nostra dignità non è determinata dall’estetica, ma dalla nostra essenza creata a immagine di Dio. È un principio fondamentale che dovrebbe guidare il nostro senso di autostima, indipendentemente dall’aspetto esteriore.

NORMALIZZAZIONE O MIGLIORAMENTO SUPER-UMANO?

È utile considerare due categorie principali di chirurgia estetica: da un lato, interventi mirati a correggere ciò che è percepito come un’anomalia fisica, dall’altro, procedure che cercano di perfezionare l’aspetto fisico secondo un ideale di bellezza. Questa distinzione evidenzia un continuo tra il concetto di “normale” e gli estremi di “anomalo” e “perfetto”.

Secondo il chirurgo Richard J. Poupard, alcune persone si vedono come “anomali” e aspirano a sentirsi “normali”, mentre altre cercano di migliorare un aspetto già “normale” verso un’idealizzata perfezione. Questo solleva interrogativi su chi determina la normalità, considerando che gli standard di bellezza sono culturalmente definiti e in continua evoluzione, specialmente in un’era di chirurgia estetica sempre più diffusa.

La ricerca perfezionamento attraverso la chirurgia estetica presenta sfide etiche significative, specialmente quando consideriamo i principi biblici di modestia, che valorizzano l’umiltà e il desiderio di piacere a Dio piuttosto che agli uomini o a se stessi. L’intervento chirurgico volto a ottenere un ideale di perfezione può riflettere una ricerca di attenzione che contrasta con questi principi.

Inoltre, dato che una grande percentuale di interventi estetici è effettuata da donne, spesso con l’intento di accrescere l’attrattiva sessuale, ciò solleva questioni sul valore che la società attribuisce alla bellezza esteriore rispetto a quella interiore, quest’ultima valorizzata nelle Scritture come “quello che è intimo e nascosto nel cuore”.

Il dibattito in bioetica sul miglioramento umano attraverso la chirurgia estetica pone inoltre domande sul futuro della medicina e su come questo influenzerà la nostra percezione di normalità e perfezione. Se il modello attuale di chirurgia estetica venisse esteso ad altri aspetti del miglioramento umano, ciò potrebbe portare a un futuro in cui le decisioni mediche sono guidate più dai desideri individuali di benessere e felicità che dalla necessità di trattare malattie.

Queste considerazioni richiamano l’attenzione sulle potenziali conseguenze di un approccio alla medicina incentrato sulla ricerca della perfezione estetica. La possibilità di modificare radicalmente la nostra essenza per conformarci a standard estetici mutabili solleva dubbi sulla perdita di caratteristiche fondamentali che definiscono l’umanità.

RIDEFINIRE LA MEDICINA ATTRAVERSO LA CHIRURGIA ESTETICA

La concezione moderna della chirurgia estetica ha capovolto alcuni principi fondamentali della medicina. Un tempo, l’obiettivo primario della scienza medica era combattere malattie come il botulismo, una patologia alimentare rara ma potenzialmente letale, che provoca la paralisi dei nervi facciali. Dopo aver isolato il batterio responsabile del botulismo, i dottori hanno iniziato a sfruttarlo a fini terapeutici. 

La stessa tossina precedentemente associata a una paralisi viene ora iniettata volontariamente, sotto forma di Botox, in più di due milioni di persone all’anno per appianare le rughe indesiderate. Questa sostanza, un tempo causa di terrore, è oggi utilizzata per immobilizzare muscoli facciali sani e funzionanti, diventando una delle procedure cosmetiche più diffusa al mondo.

Cosa ci rivela questo fenomeno sulla cultura in cui viviamo? Siamo immersi in un contesto culturale in cui l’importanza dell’aspetto fisico è tale che invecchiare “con grazia” per molti significa ricorrere a iniezioni di sostanze tossiche per eliminare le rughe. La nostra società identifica indiscutibilmente l’attrattiva fisica con la felicità interiore e il valore personale. Ma è opportuno che i cristiani aderiscano senza critica a questa visione?

La ricerca dell’ideale di perfezione attraverso il bisturi o l’ago di un chirurgo è spesso destinata a lasciarci insoddisfatti. L’aumento effimero di felicità che potremmo sperimentare migliorando chirurgicamente il nostro aspetto non è in grado di appagare il profondo desiderio di perfezione insito nel nostro cuore. L’unica via autentica verso la felicità e la perfezione autentica risiede nel ricercare una maggiore conformità all’immagine di Cristo, fonte di ogni bellezza e vita. Crescere in questa immagine implica valorizzare qualità che vanno oltre l’esteriorità, riscoprendo la bellezza interiore e l’essenza spirituale che definiscono il nostro vero valore agli occhi di Dio.

10 DOMANDE

Voglio lasciarti con 10 domande se stai valutando un intervento di chirurgia estetica. Ripeto non sarò io a decidere per te e non voglio assolutamente giudicare la tua scelta.

1. Quale è la tua vera motivazione? Sii onesto/a. Hai considerato tutti i principi della modestia che la Bibbia insegna?

2. Lo stai facendo per mostrarti, per attirare attenzione sul tuo corpo? Per mostrare delle parti adesso più accentuate?

3. Quali sono gli standard di bellezza a cui stai aspirando?

4. Qualcuno ti sta facendo pressione per farlo? (fidanzato/a marito/moglie)

5. Hai fatto già tutto quello che è possibile naturalmente per migliorare il tuo corpo?

6. Hai considerato tutti i rischi dell’intervento? Hai considerato gli effetti a lungo termine? Hai considerato che potrebbe non piacerti il risultato?

7. Migliorerà o normalizzerà la tua saluta oppure si tratta di sola vanità?

8. Lo stai facendo per bloccare l’invecchiamento?

9. Hai pregato e chiesto a Dio consiglio?

10. Hai parlato e chiesto consiglio alle persone che ti vogliono bene?

Dio ci benedica,
Antonio Morra