Siamo entrati nella quarta settimana di quarantena obbligatoria. La nostra vita e i nostri modi di fare solo radicalmente cambiati. Tutto è molto più semplice, molto più lento e silenzioso. 

Sono ormai quattro settimane che non ci raduniamo più nei nostri locali di culto. Quattro settimane come mai prima, dove la chiesa si è dovuta “reinventare” per continuare a svolgere l’attività ministeriale. 

Vorrei condividere con voi 7 punti di riflessione su quello che credo sarà il risultato sociologico e strutturale del cambiamento dell’essere chiesa durante e post-pandemia.

PREMESSA IMPORTANTE: Nell’articolo uso spesso la frase “la chiesa sta imparando” anche se sono consapevole che tante di queste cose venivano fatte anche prima del coronavirus, ma credo che in un certo senso la quarantena ci sta aiutando a considerare meglio il tutto.

1. La chiesa sta imparando l’importanza dell’uso dei social network e di internet

Mai come oggi, tante chiese stanno finalmente capendo l’importanza di usare i social network per raggiungere le persone con il messaggio del Vangelo.

Non ho mai visto così tanti pastori, ministri e credenti in generale fare dirette, video di incoraggiamento, musica, interviste, riunioni zoom ecc. 
C’è un “boom esagerato” dell’uso di Internet nelle nostre attività ecclesiali.

È vero che alcuni lo stanno facendo male e fuori luogo (e non parlo solo tecnicamente). È vero che siamo stati “forzati a farlo” a causa della quarantena, ma questo non toglie che tutti stiamo realizzando che i social network, con una comunicazione adatta, sono strumenti potenti per raggiungere centinaia se non migliaia di persone.

2. La chiesa sta imparando l’importanza del culto familiare

Sono cresciuto in una famiglia che dava molta importanza al culto familiare. Mio padre tutte le sere ci “spingeva” a spendere 15/20 minuti insieme come famiglia per leggere un passo dalla Bibbia, meditarlo insieme e poi pregare. Anche quando io e mio fratello eravamo adolescenti e ci siamo in un certo senso “ribellati”, mio padre non smetteva di insistere. Questo ha portato ad un grande frutto nella nostra vita e nella nostra famiglia.

La quarantena credo stia spingendo tante famiglie a fare lo stesso. Stiamo riconsiderando il valore della famiglia unita che legge la Bibbia e prega. Stiamo riconsiderando l’importanza di ammaestrare giornalmente i nostri figli alle cose di Dio e non aspettare che sia solo la scuola domenicale a farlo. Una famiglia sulle ginocchia non cade facilmente.

3. La chiesa sta imparando ad “essere chiesa” invece di “andare in chiesa”

Koinonia è una parola greca che si riferisce a parole e concetti in italiano come: comunione, comunanza, partecipazione congiunta, condivisione di ciò che abbiamo, raccolta, contributo.

Atti 2:42 dice: Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

Dopo la Pentecoste, la Chiesa si incontrava regolarmente nell’area del tempio, ma molto si svolgeva anche nelle case. 

Qualche giorno fa, per fare la spesa, mi sono trovato a passare davanti al locale di culto dove la mia famiglia ha conosciuto Gesù. Mi sono fermato alcuni secondi nel parcheggio ed era strano vedere tutto silenzioso e vuoto. Ho pensato: “che brutto vedere la chiesa vuota”, quando lo Spirito Santo mi ha ricordato che la chiesa siamo noi e non le quattro mura.

Anche se il locale di culto è vuoto al momento (speriamo di poter presto ritornare insieme nei nostri locali), la chiesa non è vuota, la chiesa non è ferma. Il fuoco di Dio deve continuare a bruciare nei nostri cuori. 

Penso che il coronavirus sta smantellando ancora di più l’idea di “andare in chiesa” invece di “essere chiesa”. La chiesa siamo noi. Dio vuole smantellare la nostra dipendenza da un edificio e la corsa frenetica a chi lo costruisce più bello, più grande e più tecnologico. Non fraintendetemi, ben vengano i locali di culti spaziosi e funzionali, ma anche se questo ci viene tolto, siamo ancora capaci di essere chiesa? 

Stabiliamo una nuova Koinonia con le nostre famiglie e i nostri fratelli e sorelle. Qualcosa che non è solo legato al posto dove andiamo la domenica mattina o sera, ma una unione spirituale. Stabiliamo gruppi in casa (le cosiddette cellule) che possono durare anche dopo la quarantena. Uno spazio comune e familiare dove condividere la comunione fraterna, l’insegnamento e lo spezzare il pane.

4. La chiesa sta imparando che il lavoro sociale è uno dei mezzi evangelistici più potenti

In questi giorni tante chiese si sono rimboccate le maniche per attivarsi e aiutare tutti quelli che sono in difficoltà. Tante iniziative lodevoli come la distribuzione gratuita di mascherine e tute protettive, raccolta fondi per gli ospedali, servizio consegna spesa e farmaci per gli anziani, sanitizzazione delle strade, distribuzioni pacchi alimentari per le famiglie bisognose ecc.

Tutto questo sta portando ad una forte testimonianza nella nostra nazione. La chiesa evangelica si muove per aiutare e sostenere la cittadinanza. Tutto questo aggiunge valore al nostro messaggio. Tutto questo aggiunge credibilità a quello che da anni stiamo facendo con tanti sacrifici. Tante persone intorno a noi si stanno chiedendo del perché lo facciamo…. come diceva l’apostolo Paolo: l’amore ci costringe.

Sono certo che anche dopo il coronavirus, tante di queste attività (che erano presenti anche prima in tante realtà), continueranno con efficacia. 

5. La chiesa sta imparando a superare le barriere denominazionali 

Permettetemi di chiamarle “barriere” anche se sono consapevole, avendo studiato per anni la storia della chiesa, che molte denominazioni sono nate per difendere la fede e la sana dottrina. Che bello, però, vedere iniziative di preghiera e digiuno esplodere ovunque. Denominazioni che in precedenza avevano poca comunione, si sono unite per pregare e digiunare insieme. È vero che è stato fatto solo in modo “virtuale” ma possiamo considerarlo un ulteriore piccolo passo verso l’unità dello Spirito. 

Stiamo pregando insieme per la nostra nazione, stiamo pregando che Dio guarisca la nostra terra. Stiamo capendo che, anche con vedute dottrinali marginali diverse, siamo comunque fratelli e sorelle in Cristo. Stiamo capendo che anche se abbiamo modi diversi di svolgere il nostro culto, siamo comunque uniti nel condividere il messaggio di Gesù. Stiamo prendendo consapevolezza che da soli non possiamo farcela e che c’è bisogno dell’aiuto di tutti coloro che sono nati di nuovo.

L’unità nella diversità abbiamo spesso detto… troppo vere queste parole. Manteniamo le nostre “peculiarità” ma cerchiamo un’unità prodotta dal Padre e non attorno ad un tavolo istituzionale. 

6. La chiesa sta imparando che alcune attività per cui spendiamo tante energie e soldi non sono affatto essenziali

Stiamo diventando più semplici e ritornando all’essenziale. Gli sfarzi, il superfluo è accantonato. Stiamo valorizzando la centralità del Vangelo e i punti cardini della nostra fede. Le marginalità e le sfumature, su cui prima ci soffermavano, adesso non ci sono più. 

Tanti eventi sono saltati… forse per non tornare più. Tante attività rimandate… forse per non ripetersi più. Stiamo riflettendo di più su come spendere le nostre energie in quello che è necessario. Non fraintendetemi, gli eventi sono importanti così come le conferenze ma credo che Dio ci sta spingendo a considerare, in preghiera, se tutto quello che facevamo era veramente importante e spinto da Lui invece che i nostri desideri umani. 

7. La chiesa avrà una grande raccolta di anime durante e dopo il coronavirus

Questo ultimo punto porta tanta gioia al mio cuore. Tante persone si stanno rivolgendo alla fede Cristiana per avere risposte su quello che sta accadendo. Ho visto ieri una foto che mostrava uno scaffale di Bibbie in un supermercato americano quasi completamente vuoto. Le persone stanno acquistando e leggendo di più la Bibbia per cercare certezze. C’è una ricerca di solidità quando tutto crolla sotto i nostri piedi.

La chiesa, in questo tempo di scossoni, non deve temere ma invece proclamare la verità. Noi, non siamo sorpresi da quello che accade. Gesù ci ha avvertito migliaia di anni fa. La chiesa deve essere pronta a cogliere i momenti e con saggezza riconoscere i tempi di Dio.

Come famiglia abbiamo consolidato i rapporti con i nostri vicini (mantenendo la distanza sociale), regalando Bibbie, film cristiani, un pezzo di pizza, una fetta di torta, una parola di incoraggiamento ecc. Mia moglie, una volta a settimana, si prende carico della spesa di alcuni dei nostri vicini che sono anziani o hanno patologie particolari. 

Sfruttiamo ogni occasione per amare come Dio ci ha amati.

FORZA CHIESA e FORZA ITALIA. 

Dio ci benedica.
Antono Morra