La tragedia del piccolo Rayan, che in Italia ha ricordato quello di Alfredino Rampi, ha lasciato per giorni tutto il mondo con il fiato sospeso: i soccorritori lo hanno estratto ma era morto.

Il bambino di 5 anni caduto in un pozzo in Marocco e rimasto bloccato a più di 30 metri di profondità. Come riporta la stampa locale, il piccolo sarebbe morto prima dell’estrazione che ha impiegato centinaia di operai ed esperti per diversi giorni.

Dato che il pozzo è troppo stretto e nessun adulto poteva calarsi fin lì, per raggiungere il piccolo si è deciso di scavare un cratere parallelo al pozzo. Era stato calato nel pozzo un tubo per fornirgli l’ossigeno, l’acqua e un po’ di cibo.

SCAVARE CON LE MANI

Tra i soccorritori c’era anche Ali El Jajaoui, un uomo che quando ha saputo di Rayan non ha avuto esitazioni e si è messo subito in cammino dal suo villaggio per mettere a disposizione le sue conoscenze nello scavare i pozzi.

È stata sua l’idea del tunnel di raccordo tra il cratere e il punto in cui era precipitato Rayan. Quando sono andati via i bulldozer Ali, con altri tre uomini, ha scavato a mani nude. Un tentativo di salvataggio delicato perché la roccia, ultimo ostacolo tra i picconatori e il piccolo, poteva cedere, trascinando la parete del cratere sul pozzo e sui soccorritori travolgendo tutti.

PERCHÉ HO VOLUTO RACCONTARE DI NUOVO QUESTA TRAGEDIA CHE PROBABILMENTE TUTTI CONOSCETE?

Una storia che mia ha tenuto incollato ai giornali di news e sono stato in profonda angoscia alla notizia della morte nonostante tutto.

Oggi, 6 febbraio ricorre una giornata importante, la giornata della vita. Un giorno su cui riflettere su quanto vale la vita.

In questo giorno, voglio ricordare una delle frasi più belle tratte dal Talmud e riportata nel film “Schindler’s list:

“Chi salva una vita, salva il mondo”

Talmud

Il mondo ha applaudito all’esempio di Schindler e Ali El Jajaoui ma come spesso accade, “non impariamo dalla storia”.

Questi uomini hanno impiegato tutto quello che avevamo, mettendo a rischio anche la loro vita stessa per salvare una vita. Perché?

Oskar e Ali hanno compreso che il valore di una vita umana superava di gran lungo il lusso di una macchina, una villa, un conto in banca straripante, un bonifico per giorni massacranti di lavoro. Il sacrificio scaturiva da una comprensione del vero “valore della vita”.

I VALORI CAPOVOLTI

La nostra società ha invece capovolto questo valore dando più importanza al vile denaro che alla vita stessa. Una delle frasi più abusate per condonare l’aborto è: “Non mi posso permettere il bambino, la mia condizione finanziaria m’impone di interrompere la gravidanza!”. Margaret Sanger (fondatrice di Planned Parenthood) scrisse nel “Woman and the New Race, 1920”, che “la cosa più misericordiosa che una famiglia numerosa possa fare ad un nuovo nascituro e di ucciderlo”. 

Nella nostra cultura i bambini sono diventati più un peso che un dono/privilegio. Certamente l’economia mondiale è in crisi e molte famiglie sono sotto sfida ogni giorno, ma il valore di un figlio e di una vita supera notevolmente il sacrificio da portare.

Che valore dai alla vita? Certo l’aborto toglie via ogni responsabilità finanziaria di crescere un bambino (cibo, vestiti, scuola ecc.) ma distrugge anche la bellezza di vedere un bimbo crescere e portare il suo contributo in questa società, la bellezza di vedere una nuova persona cogliere gli attimi della vita sotto la luce delle opportunità e della speranza.

Quini in questa giornata importante dove tutti riflettiamo sulla vita, ti voglio chiedere direttamente: che valore ha la vita per te?

Tu salveresti Rayan dal pozzo del grembo materno?

Dio ci benedica,
Antonio Morra