«Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore.»
(Luca 2:11)
PREMESSA
Ogni anno, quando arriva il mese di dicembre, molti cristiani si chiedono: «Dovremmo celebrare il Natale?». Per alcuni è un periodo di festa e gioia, per altri una tentazione di compromesso con il mondo. È una domanda che torna puntuale e che merita una risposta onesta e biblica.
Nel panorama evangelico italiano, soprattutto pentecostale, esiste da tempo un acceso dibattito su questa ricorrenza. Storicamente, molti evangelici pentecostali in Italia non celebravano il Natale né le festività legate al calendario cristiano.
Questo articolo non vuole convincere nessuno in una direzione specifica. Credo che ognuno sia libero di celebrare o non celebrare secondo la propria coscienza davanti a Dio. Il mio intento è semplicemente rispondere alle tante domande che ricevo ogni anno da amici e conoscenti che mi chiedono la mia opinione. Non voglio persuadere nessuno, ma offrire una riflessione sincera. Ciò che leggerete rispecchia esclusivamente le mie convinzioni personali.
COME DISCERNERE
Ogni decisione riguardante la nostra libertà cristiana, come quella di celebrare o meno il Natale, dovrebbe basarsi su tre principi chiari:
- La coscienza davanti a Dio: «Ciascuno sia pienamente convinto nella propria mente» (Romani 14:5).
- L’amore verso i fratelli: «Se, a motivo di un cibo, il tuo fratello è contristato, tu non cammini più secondo amore. Non rovinare, col tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto» (Romani 14:15).
- La testimonianza verso il mondo: «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio» (1 Corinzi 10:31).
Se questi tre principi restano al centro, possiamo vivere la nostra libertà con serenità, evitando giudizi e divisioni.
LA DATA DEL 25 DICEMBRE E LE ORIGINI DELLA FESTA
Ho approfondito altrove le questioni storiche sulla data del 25 dicembre e le sue presunte origini pagane — spoiler: la realtà è più sfumata di quanto spesso si dica. Puoi leggere l’articolo completo qui:
[LINK ALL’ARTICOLO SULLE ORIGINI]
LA RAGIONE PER QUESTA STAGIONE
Natale è quel periodo dell’anno in cui le aziende chiudono, le scuole si fermano e le famiglie si riuniscono. Un tempo in cui molti di noi rallentano il ritmo. Anche se può sembrare una frase abusata, rimane vera: «Gesù è la vera ragione per questa stagione». È facile lasciarsi travolgere dalla frenesia, perciò è utile fermarsi e riflettere.
Ecco alcuni motivi per cui la mia famiglia sceglie di celebrare il Natale.
1. L’abuso non elimina l’uso
Ho cari amici e fratelli in Cristo che scelgono di non celebrare il Natale. Li comprendo e li rispetto profondamente. Alcuni sottolineano le possibili radici pagane di alcune usanze; altri evidenziano che il Natale non è prescritto nella Bibbia; altri ancora si tengono lontani dal consumismo e dalle distrazioni di questo periodo.
Chi sceglie di non celebrare spesso lo fa per una sensibilità verso il consumismo e la superficialità, una sensibilità che tutti dovremmo coltivare. Riconosco la validità di queste motivazioni, ma credo anche in un principio fondamentale: abusus non tollit usum: l’abuso non elimina l’uso.
Il fatto che una cosa possa essere usata male non significa che non possa essere usata bene. Celebrando il Natale, partecipiamo a una memoria significativa che si è consolidata nella storia della Chiesa, specialmente nei paesi di cultura giudeo-cristiana. Storicamente la Chiesa ha celebrato il Natale e continua a farlo.
Rispetto pienamente chi sceglie di esimersi e trovo estremamente attuali le parole di Paolo in Romani 14, dove l’apostolo invita a non discutere su opinioni e a essere pienamente convinti nella propria mente: «Ciascuno sia pienamente convinto nella propria mente. Chi considera un giorno più di un altro fa bene; e chi li considera tutti uguali fa bene pure, purché lo faccia per il Signore» (Romani 14:5-6).
Sant’Agostino scriveva nel Sermo 190: «Non celebriamo il giorno come i pagani per il sole visibile, ma celebriamo Colui che ha fatto il sole e tutto ciò che è visibile». I cristiani dei primi secoli videro nel Natale un’occasione per proclamare Cristo come la vera luce del mondo (Giovanni 8:12).
Una cosa è certa: non sono più santo nel non celebrare il Natale di chi sceglie di farlo, e viceversa.
Le polemiche che invadono i social in questo periodo mostrano quanto spesso dimentichiamo l’amore fraterno e la testimonianza. Parole dure come «farisei», «religiosi» da un lato e «pagani», «mondani» dall’altro non producono edificazione né testimonianza.
Ricordiamo che, nel corso della storia, ci sono stati illustri uomini e donne di Dio che hanno celebrato e non celebrato. Etichettare questi eroi della fede come “pagani” o “farisei” è disprezzare la storia della chiesa. Una grande vergogna secondo il mio punto di vista. Informati prima di scrivere certe cose.
Molti oggi vivono un Natale senza Cristo, ma io voglio che la mia famiglia sia concentrata su di Lui. Mentre il mondo esalta Babbo Natale, elfi e renne… noi vogliamo esaltare il nostro Salvatore, Gesù Cristo.
«Comportiamoci onestamente, come di giorno: non in gozzoviglie e in ubriachezze, non in impurità e dissolutezze, non in contese e invidie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, e non abbiate cura della carne per soddisfarne le concupiscenze» (Romani 13:13-14).
Il principio per me è chiaro: in Cristo siamo liberi, purché non ci sia idolatria e non sembriamo adorare ciò che il mondo adora. Anche nel modo in cui celebriamo, dovremmo sempre mostrare che Cristo è immensamente prezioso per noi. Questa è la sfida del Natale.
2. Il mondo ha bisogno di essere ricordato
«Vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore» (Luca 2:10-11).
Questo è il cuore del Natale: Dio si è fatto uomo. La fede cristiana non è la storia dell’uomo che cerca Dio, ma di Dio che cerca l’uomo. «E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità» (Giovanni 1:14).
Celebrare il Natale significa proclamare che la Luce è venuta a illuminare le tenebre. Il mondo ha bisogno di sentire ancora questo messaggio. Possiamo «sfruttare» questa stagione per gridarlo dai tetti, con gioia e verità.
Nella nostra chiesa, pur rispettando la libertà di ciascuno, organizziamo da anni un evento chiamato «Natale Autentico»: coro gospel, recite dei bambini, un messaggio evangelistico e una festa di dolci finale. Negli ultimi quattro anni, oltre 300 persone hanno varcato la soglia del nostro locale di culto per la prima volta. Alcuni, dopo mesi di cammino, hanno scelto di seguire Gesù e di battezzarsi. Se questo è il frutto del Natale… ben venga.
Come dice John Piper: «Che ogni Natale sia un’occasione per innalzare Cristo, il dono inestimabile di Dio per noi, e per diffondere la sua gloria in un mondo che ne ha disperatamente bisogno».
Oltre a questo, organizziamo anche cene di beneficenza insieme ai nostri amici di Remar, Centro Naboth e Locanda del Buon Samaritano. Accogliamo persone che provengono da situazioni molto difficili, nelle quali Dio sta compiendo un’opera straordinaria. Offriamo loro una bella cena, doni e un tempo spensierato alla presenza di Dio e nella comunione fraterna. È un lavoro che portiamo avanti durante tutto l’anno, ma che intensifichiamo in modo particolare nel periodo delle festività natalizie.
Da due anni, inoltre, abbiamo incoraggiato il nostro coro Gospel e team evangelistico a scendere in piazza per proclamare con franchezza il messaggio del Vangelo, inserendoci nel programma della città durante il mese di dicembre. Abbiamo visto moltissime persone fermarsi, ascoltare ed essere attratte da un suono diverso, capace di rimettere Gesù al centro del Natale. Questo, infatti, è il nostro obiettivo principale.
3. Come celebrare
Mi sono chiesto quali tradizioni cristiane possano aiutare a mantenere lo sguardo fisso su Cristo in questa stagione. Le abbiamo trovate utili per mantenere il cuore orientato. Ecco alcune cose che facciamo:
A. Leggere insieme il Vangelo
La cosa più semplice, eppure spesso trascurata, è leggere la storia della nascita di Gesù in famiglia. Iniziamo da Matteo 1:18–2:21 o Luca 2:1–40. Personalmente uso alcune Bibbie per bambini, specialmente «La Bibbia racconta Gesù» (edizioni Coram Deo), e poi l’app Bibbia per ragazzi di YouVersion e OneHope. Entrambi strumenti meravigliosi da usare non solo a Natale.
B. Partecipare agli eventi della chiesa
I nostri figli partecipano con gioia a tutti gli eventi che la chiesa organizza in questo periodo. In modo particolare sono impegnati nelle recite e nel coro. Questo li aiuta a vivere questa stagione capendo bene chi è il Festeggiato.
C. Coltivare l’ospitalità
Da anni, io e mia moglie apriamo la nostra casa a chi non ha famiglia o è solo. Una grande tavolata tra famiglia e amici.
Ricordo un Natale in cui una famiglia, reduce da un trauma familiare, venne a cena con noi. Non abbiamo fatto nulla di straordinario: una tavola semplice, doni simbolici, tante risate e amore fraterno. Ma quella sera ho capito ancora di più che Cristo si manifesta nella comunione. Nella Chiesa nessuno dovrebbe sentirsi solo, specialmente a Natale. L’ospitalità è il cuore del Vangelo.
D. Mantenere l’equilibrio
Di cosa si parla nelle tue conversazioni natalizie? Solo di regali e cibo, o anche di Gesù? Se la tua «lista di tradizioni» è piena di attività ma priva di Cristo, è tempo di riequilibrare. Elimina qualcosa per fare spazio a ciò che è più significativo.
E. Vivere l’Avvento
L’Avvento (dal latino adventus, «venuta») è il periodo di quattro settimane che precede il Natale. Non è un obbligo biblico, ma un ottimo strumento per preparare il cuore. Puoi usare un calendario dell’Avvento per leggere ogni giorno un passo biblico o fare un piccolo gesto d’amore. L’anno scorso abbiamo usato questo piano di Bible Project per i nostri giovani e adolescenti.
Le tradizioni natalizie non devono essere complesse: la loro forza sta nella semplicità e nella costanza. Col tempo, diventano parte del ritmo familiare e ci aiutano a ricordare ciò che conta davvero.
4. Cosa evitare
Se è importante sapere come celebrare, è altrettanto utile riflettere su cosa non fare. Non in tono moralistico, ma come specchio delle pratiche positive che ho appena descritto:
- Non indebitarti per i regali. Il dono più grande è già stato fatto: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio» (Giovanni 3:16). Non serve competere con il consumismo.
- Non lasciare che lo stress dei preparativi soffochi la gioia. Se arrivi a Natale esausto e irritabile, hai perso il punto. Meglio una tavola semplice e un cuore sereno.
- Non usare il Natale come scusa per eccessi. Abbuffate e ozio spirituale non onorano Colui che è venuto. «Il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Romani 14:17).
- Non alimentare polemiche sui social. Come vedremo nella conclusione, le discussioni aspre tra cristiani scandalizzano chi non conosce Cristo.
CONCLUSIONE
È triste vedere come, ogni anno, i social si riempiano di polemiche tra cristiani sul Natale. Non cadere in questa trappola. Non serve a nessuno e spesso scandalizza chi non conosce Cristo.
Se celebri, non ostentare. Se non celebri, non condannare. Se pensi che ci sia un modo migliore, condividilo con gentilezza.
In Italia credo sia giusto che le chiese che scelgono di celebrare lo facciano con moderazione, evitando sfarzi inutili e rispettando anche le convinzioni delle generazioni precedenti.
Celebrare o non celebrare non ci rende più o meno santi: «il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Romani 14:17). Ciò che conta è l’attitudine del cuore. Restiamo centrati su Colui che è venuto, il motivo di ogni festa, e usiamo ogni opportunità per condividere il messaggio di speranza che solo Lui può offrire.
«E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui» (Colossesi 3:17).
Alla fine, non si tratta di luci, regali o tradizioni. Si tratta di una Persona.
Se il Natale ci riporta a contemplare Cristo, la Parola fatta carne, la Luce che ha squarciato le nostre tenebre, allora ogni canto, ogni incontro, ogni gesto può diventare un atto di adorazione.
Non importa tanto se celebri il Natale, ma come lo vivi.
Che ogni nostra scelta rifletta la gloria di Colui che è venuto, che viene e che verrà.
Dio ci benedica,
Antonio Morra
FONTI
Thomas Talley, The Origins of the Liturgical Year — Amazon
How to Celebrate Christ at Christmas — The Gospel Coalition Australia
Should Christians Even Celebrate Christmas? — TGC Africa
Is Christmas Too Pagan for Christians? — Desiring God
Sant’Agostino, Sermo 190 (Sermone sul Natale del Signore)