Introduzione
Molti si chiedono:
“Questi eventi globali sono il segno che Gesù sta tornando?”
Ma secondo la Bibbia, non sono le catastrofi a segnare l’inizio della fine. Esistono due segni molto più precisi e profondi da osservare.
Lo sbaglio più comune: confondere i dolori con i segni decisivi
Gesù parlò di guerre, terremoti e carestie,
ma li definì solo “l’inizio dei dolori” (Matteo 24:8),
paragonandoli alle doglie di una donna incinta.
Sono segnali di un mondo che geme nell’attesa del Regno di Dio,
ma non costituiscono un conto alla rovescia per la venuta di Cristo.
Primo segno: la predicazione del Vangelo a tutte le etnie
Gesù ha detto:
“Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (Matteo 24:14)
Il termine greco ethnē non si riferisce agli Stati moderni,
ma a gruppi linguistici e culturali.
Secondo il Joshua Project, ci sono ancora 7248 gruppi etnici
che non hanno mai sentito parlare di Gesù.
Questo significa che la Chiesa ha ancora un compito fondamentale da portare a termine.
Secondo segno: il ritorno e il riconoscimento di Israele
L’apostolo Paolo scrive:
“Tutto Israele sarà salvato” (Romani 11:26)
Israele ha un ruolo centrale nel piano di Dio.
Il risveglio spirituale del popolo ebraico precede la venuta del Messia.
Gesù dichiarò:
“Da ora in poi non mi vedrete, finché non direte:
‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore!’” (Matteo 23:39)
Il pentimento e il riconoscimento di Gesù come Messia da parte di Israele
prepareranno il suo ritorno in gloria.
Cosa i segni non sono
Nonostante la loro gravità, terremoti, pandemie e guerre
non sono indicatori certi della fine. Gesù lo affermò con chiarezza:
“Quando sentirete parlare di guerre… non vi turbate:
bisogna che avvenga, ma non sarà ancora la fine” (Marco 13:7)
Dunque, non lasciamoci travolgere da paure apocalittiche o interpretazioni sensazionalistiche.
Manteniamo lo sguardo fisso sulle vere coordinate profetiche.
Cosa dobbiamo fare
In questo tempo, siamo chiamati a:
- Annunciare il Vangelo con urgenza e passione
- Intercedere per le nazioni
- Restare sobri, vigilanti e fedeli
- Vivere nella speranza, non nella paura
Lo scrittore David Pawson ci ricorda:
“Non si tratta di sapere quando torna Gesù,
ma di essere trovati pronti quando torna.”
Non un evento, ma una Persona
Il ritorno di Gesù non è solo una dottrina profetica,
ma una promessa viva e personale:
il Re viene!
Gesù ha detto:
“Siate pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà
nell’ora che non pensate” (Luca 12:40)
Viviamo ogni giorno con quella stessa urgenza
che ha caratterizzato i credenti di ogni epoca.
Come scrive Paolo:
“Ormai mi è riservata la corona di giustizia,
che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno;
e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione”
(2 Timoteo 4:8)
Conclusione
Dio ti benedica,
Antonio Morra